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Visualizzazione dei post da febbraio, 2016

Un Post Postoso.

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"Rivendico i diritti d'autore sull'utilizzo di tal suffiisso!" Una parola che ancora non esiste ideata dalla mente di un bambino di 8 anni. Un neologismo, con tanto di timbro dell’Accademia della Crusca, capace di diventare nel giro di poche ore, grazie al passaparola della Rete, il termine più utilizzato sui social network. È la storia di “petaloso”, un aggettivo che sembra uscito dal mondo delle favole e che invece è nato sui banchi di scuola, durante una lezione come tante nella classe di una terza elementare di Copparo, in provincia di Ferrara. La maestra Margherita Aurora chiede ai suoi bambini come descriverebbero un fiore e per Matteo la risposta alla domanda è semplice e immediata: un fiore è “petaloso”, ossia pieno di petali.  (Il Fatto Quotidiano online). L'inutile affaire petaloso , scoppiato in questi giorni nel magico mondo Social, mi ha fatto riflettere. Se non sapete di cosa sto parlando i casi sono due: 1) Stavate esplorando la Patagonia o

Tra Scimmie, Carogne e Ovini Vari, il Tarlo del Dubbio Ingrassa.

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Conosco un tizio che ha come passatempo leggere le recensioni negative dei libri su Amazon . Non sto scherzando. All'inizio ho pensato che mi stesse prendendo in giro poi, incalzato dal mio sguardo scettico, ha rincarato la dose: ma tu le hai mai lette? Non quelle sui classici perché è difficile trovarne; anche se c'è gente che dice che Manzoni è troppo sopravvalutato, ma quelle sugli ebook autoprodotti sono roba da morire dal ridere. E ha chiuso così, lasciandomi solo con una scimmia da cento chili abbarbicata alle spalle. Siccome sono dannatamente curioso, ho fatto un giro. Effettivamente c'è di che sbizzarrirsi. Ma sapete una cosa? A me non fanno ridere. La supponenza, la maleducazione e la profonda ignoranza che permeano il cervello (possiamo definirlo tale?) di certi individui è davvero sconfortante. E non parlo della grammatica, una cosa di cui questi esseri monocellulari hanno sentito parlare solamente durante le notti buie e tempestose nelle storie che gli

PlaylUst Speciale: Surviving Sanremo.

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Se vi dico che tutti gli anni guardo il Festival Di Sanremo , ci credete? Sinceramente non so il perché. E' un'abitudine che ho da quando ero ragazzo. Facevamo il pieno di birre e schifezze (più o meno) commestibili e poi ci piazzavamo davanti alla tele sproloquiando con i commenti più beceri (e anche volgari) che una mente post adolescenziale obnubilata dall'alcol possa partorire. Si rideva e molto. I tempi sono cambiati, la mente è obnubilata anche senza l'aiuto della birra, ma l'abitudine è rimasta. Gli amici sono stati sostituiti dalla famiglia e i commenti sono decisamente meno volgari. Ma è comunque una cosa che mi diverte. E poi, come spiegai in un vecchio post, il Festival mi serve per spurgare. Per una settimana niente film, fumetti, libri, serie tv e musica, la mia musica. Solo ed esclusivamente Sanremo. Dai quotidiani al dopofestival. Alla fine, dopo una settimana di piattume, ricordo quanto siano belle le cose che mi piacciono. Capisco nuovamente il

Di Cose Fatte e di Cose da Fare.

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Dunque, di cose da fare ce ne sono parecchie. Pure troppe. Le cose fatte, invece, sono pochine ma con mio sommo gaudio sono state quasi tutte di buona, se non ottima qualità. Naturalmente quando parlo di cose (fatte e da fare) intendo libri e fumetti da leggere e musica d'ascoltare. Le cose fatte. Fumetti. Perdersi e poi ritrovarsi L'estate scorsa m'è (ri)preso il trip per Zagor . Dopo decenni in cui l'ho bellamente ignorato ho ricominciato ad acquistare la serie regolare. Con la tempistica che mi contraddistingue, ho letto gli albi solo sotto le festività natalizie. Risultato: ma perché ho smesso di leggere Zagor e ho continuato con Dylan ma quanto noioso e scontato son diventato Dog? Ho continuato imperterrito a leggere Dylan Dog sperando nel nuovo corso (a proposito, qualcuno l'ha visto questo benedetto nuovo corso?). Risultato: a parte l'ultimo numero, Il Generale Inquisitore che è un Dyd come non si leggeva da eoni, non ricordo una storia c