Fabrizio Borgio: Masche. Tra le colline di Langa e il Monferrato Stefano Drago indaga


In un piccolo paese del Piemonte meridionale, tra Langhe e Monferrato, vengono ritrovati i corpi di due vecchie sorelle gemelle, brutalmente uccise. Il caso presenta aspetti anomali e misteriosi. L`inchiesta viene affidata a un agente del Dipartimento Indagini Paranormali, Stefano Drago. Il lato oscuro di una realtà ancorata ai retaggi di una civiltà contadina che ha tramandato oralmente miti ancestrali e credenze popolari, invaderà la sua vita e quella dei fun-zionari che lo seguono nella complessa indagine, in un crescendo di paura e fatti poco spiegabili, che si conclude in modo terribile e ambiguo.

Fabrizio Borgio riesce a trasporre nelle pagine della prima indagine (che c’è dato sapere) dell’ispettore Stefano Drago del Dip (Dipartimento Indagini Paranormali) tutto il fascino e il mistero delle campagne piemontesi, creando un microuniverso generato dalla fusione tra realtà e fantasia che non risulta banale o artefatto. Riesce, insomma, a essere credibile. Cadere nello scontato, nel patetico o addirittura nel ridicolo con la letteratura gotica (qui venata di horror) è molto facile; lo scrittore astigiano, però, evita brillantemente il tranello e pone sulla scacchiera una serie di personaggi sui quali vengono forniti pochi ma essenziali indizi utili a tratteggiare il profilo psicologico e si concentra sui fatti con uno stile asciutto e diretto intagliato in un solido impianto narrativo. Nella narrativa di Borgio sembra che tutto sia condizionato dal Luogo. E’ il Luogo che tratteggia, delinea e scolpisce il carattere degli uomini e sembra sempre essere il Luogo a condizionarne le scelte e le azioni. A volte il Luogo non è solo spettatore passivo o il palcoscenico sui cui si muovono i personaggi creati dallo scrittore astigiano, ma è il burattinaio che manovra i fili. L’ispettore Drago, incaricato di riportare l’ordine dove il caos sembra aver avuto il sopravvento, si districa tra nebbie e colline con malinconica risolutezza analizzando gli eventi con metodo e pazienza, muovendosi quasi al rallentatore come fosse un uomo fuori dal suo tempo. E forse lo è: non ha la patente, si muove con treno e corriera, usa l’orologio da tasca. Un (non) eroe taciturno e romantico, lontanissimo dagli investigatori ampollosi, logorroici e saccenti cui ci ha abituato certa narrativa recente. Una scelta felice cui dar merito a Borgio.
Purtroppo c’è (sempre) il rovescio della medaglia rappresentato, in questo caso, da un editing disgraziato che, soprattutto nelle prime pagine, lascia alquanto perplessi. Peccato. Peccato davvero.
Punteggiatura un po’ confusa, il virgolettato dei dialoghi che si apre e non si chiude, qualche refuso di troppo e uno scambio di nomi che potevano essere evitati con una rilettura attenta. Come mai non è stato fatto? Mistero.
Le Masche probabilmente…
Le critiche lette su Anobii stroncano Masche senza pietà, soprattutto per colpa dell’editing. A mio avviso sono esagerate, come esagerati sono i rimanenti giudizi negativi, frutto di una lettura superficiale. Sempre che una lettura ci sia stata, naturalmente (Di ‘sti tempi non bisogna stupirsi di nulla).
Speriamo in una ristampa più curata che dia giustizia a un gotico rurale di pregevole fattura.
Caldamente consigliato.

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